Il consumo controllato, ossia elaborare autonomamente un piano di consumo allo scopo di ridurre la quantità consumata, si è rivelato una strategia terapeutica valida nel trattamento di alcune dipendenze indotte da sostanze (ad es. alcol e oppiacei).
Queste esperienze, tuttavia, non possono essere applicate in modo analogo al consumo di nicotina. La raccomandazione alle persone che fumano di diminuire il consumo di tabacco così da limitare i rischi per la salute viene contestata sul piano scientifico:
studi a lungo termine dimostrano che anche un consumo di tabacco minimo è nocivo;
molte persone che fumano poche sigarette ottimizzano inconsapevolmente il loro modo di fumare così da assumere la stessa quantità di nicotina: tirano più intensamente, aspirano più a fondo, fumano la sigaretta fino al filtro o bloccano i fori di ventilazione con le dita;
l'obiettivo dovrebbe quindi rimanere sempre lo stesso, ossia smettere di fumare.
Un consumo ridotto, tuttavia, può rivelarsi una tappa intermedia importante verso l'arresto definitivo. La riduzione del consumo dovrebbe essere definita in tal senso e apprezzata alla luce di questo obiettivo:
la persona che riesce a diminuire il suo consumo di tabacco può immaginarsi con più facilità di vivere senza fumare del tutto;
si rende conto che riesce a fumare meno;
riuscire a resistere e non aumentare nuovamente può rafforzare la fiducia in se stessi;
spesso la persona che si trova in una situazione di depressione non tollera di smettere di fumare in modo repentino, poiché la nicotina può avere un effetto positivo sul morale. in tal caso si raccomanda una riduzione graduale del consumo giornaliero di nicotina, se del caso combinata con la prescrizione di farmaci antidepressivi.
Il fumo controllato e la riduzione del consumo di nicotina sono considerati in modo controverso dalla ricerca scientifica. Qui proponiamo alcuni articoli approfondimento:
