Il modo in cui è attualmente gestito questo problema non è soddisfacente, ricorda i tempi in cui la terapia con agonisti oppioidi (metadone, morfina ad azione ritardata, buprenorfina o diacetilmorfina) non esisteva, si fonda principalmente su divieti e va considerato, tutto sommato, un fallimento.
Le benzodiazepine continuano a circolare in grandi quantità negli ambienti frequentati da consumatrici e consumatori di droghe.
Le benzodiazepine sono molto apprezzate dalle persone che presentano disturbi legati al consumo di più sostanze.
Non esiste praticamente alcuno studio dedicato a singoli aspetti di questi vasta tematica.
Un atteggiamento puramente repressivo nei confronti del consumo di benzodiazepine a dosi elevate non tiene conto che:
esso accompagna sovente una malattia concomitante seria, ad esempio:
una dipendenza da benzodiazepine (per la quale la disassuefazione può durare mesi, al punto pertanto da richiedere una regolare prescrizione medica di queste sostanze), oppure
una comorbilità psichiatrica non individuata, che
è lenita dal consumo di benzodiazepine, ma non correttamente trattata, oppure
può essere correttamente trattata con una benzodiazepina (per la semplice ragione che non è disponibile una terapia migliore).
In dosi adeguate, le benzodiazepine possono contribuire a stabilizzare la situazione psicosociale, ciò che può essere d’aiuto in socioterapia (per analogia con altre terapie agoniste).
In certi casi le benzodiazepine possono essere indicate anche per la riduzione del danno o per una terapia palliativa.
La situazione è pertanto insoddisfacente, e le esperte e gli esperti nell'accompagnamento delle dipendenze sono alla ricerca di nuove soluzioni, compresa la somministrazione controllata di benzodiazepine.
Per un’assunzione mirata e a lungo termine delle benzodiazepine nel caso di pazienti che presentano disturbi dovuti al consumo di più sostanze, devono essere soddisfatte le seguenti condizioni di base:
I tentativi di disassuefazione ambulatoriale (e residenziale?) sono falliti.
L’indicazione è posta da una/uno specialista (ad es. servizio psichiatrico ambulatoriale, psichiatra con interessi in medicina sociale). Occorre verificare se la persona presenta una comorbilità psichica, e se vi sono altri psicofarmaci indicati.
Concludere un contratto terapeutico (analogamente a quanto avviene nell’ambito di una terapia con agonisti oppioidi) che fissi le condizioni del trattamento e il suo obiettivo; autorizzazione della/del medica/o cantonale. Eventualmente, rivolgersi alla/al servizio medico della cassa malati, per verificare che i costi di una terapia di lunga durata a base di benzodiazepine siano coperti. L’assicurazione malattie, infatti, non è obbligata a coprirli, poiché la durata superiore al previsto o il dosaggio più elevato non corrispondono alle condizioni di omologazione del farmaco, e si tratta quindi di un uso « off label ».
Passaggio da benzodiazepine ad azione breve [tipico il caso del midazolam (Dormicum®)] a benzodiazepine ad azione prolungata, ad es. diazepam (Valium®), alprazolam retard (Xanax ret.®) o clonazepam (Rivotril®), secondo la tabella delle equivalenze.
Dapprima occorre sorvegliare di persona la somministrazione della dose giornaliera, presso lo studio medico o una farmacia (domeniche escluse).
Sorvegliare la portata del consumo parallelo di alcol e di oppioidi, tenendo conto, in particolare, del rischio di interazioni. Eventualmente interrompere la medicazione a base di benzodiazepine se la persona presenta un’intossicazione dovuta ad altre sostanze.
Valutare periodicamente l’opportunità di adottare un’altra terapia.